martedì 21 febbraio 2023

ULTIME DAL MONDO: ANCHE L'AUTO ELETTRICA INQUINA (E NON LA VOGLIONO PIU')

 


Carissimi tutti,

a conferma che la UE non lavora per l'Italia, piove l'ennesima pietra in forma di normativa: il Consiglio Europeo sancisce dal 2035 niente più auto tradizionali, ovverosia “inquinanti”, quelle a carburanti fossili per capirci: solo elettrico integrale. Il tutto mentre già oggi la filiera dell'auto, che piace chiamare “automotive”, patisce licenziamenti nell'ordine del 20%, e siamo solo all'inizio. Tanto accade sul presupposto che i combustibili classici emettono CO2 che “uccide il pianeta”, ma è una frottola colossale, cresciuta sulla manipolazione dei dati, dei riscontri, sull'invenzione di circostanze, impatti, comparazioni, come riassume lo scienziato Franco Battaglia in plurimi scritti: l'immane truffa, in seno all'Ipcc americano, si chiama “climategate” e parte nel 2009; da allora viene passata sotto silenzio perché è troppo enorme per uscire: trattasi di alcuni cialtroni che puntavano al Nobel, a poltrone climatiche redditizie assai e truccavano l'impossibile e si raccomandavano a vicenda. Su quel presupposto da grande rapina al treno il globalismo finanziario ha costruito l'affare del futuro corrompendo la comunicazione pseudoscientifica-

Lo sporco affare dell'energia pulita fa contenta la Cina, che soddisfa i deliri occidentali non sognandosi affatto di assecondarli in patria. La UE essendo nata come comitato d'affari della grande industria e del mondo finanziario non dimentica la sua missione, solo che oggi finisce per agevolare il Dragone, che detiene, anche in virtù di una neocolonizzazione africana brutale, sulla quale le anime belle antiamericane non fiatano: tutti i materiali vengono estratti nei paesi più poveri e in Zambia le miniere appartengono ai soliti profeti dell'energia pulita e dell'inclusione: Gates di Microsoft, Bezos di Amazon, Branson delle aviolinee. Poi ci sono i microconduttori che fanno marciare quei computer su ruote, poi il pannellame solare, insomma una risoluzione come quella europea, condensata nel pacchetto demenziale “Fit for 55”, vuole azzerare le emissioni industriali di CO2 che impattano lo zero virgola sul pianeta, mentre la stessa sostanza impatta assai favorevolmente sulla vegetazione, in rigogliosa crescita in tutto il mondo; al contrario, finisce per distruggere il mercato continentale e lanciare in modo possente quello asiatico, del quale si pronostica un impatto planetariogià da domani del 25%: solo in Italia sono garantiti almeno centomila nuovi disoccupati, in Europa cinque, sei volte tanto. “Per questi motivi”, come si legge nelle sentenze della giustizia italiana, l'America è corsa ai ripari, Biden ha emesso un Inflation Reduction Act in cui si cerca di mettere una toppa alle follie suicide di stampo ambientalista con una normativa improntata a protezionismo che spinge alla produzione interna; ci sono pure gli immancabili, mitici incentivi o bonus, 12mila dollari per ogni auto elettrica acquistata. Ovviamente, sono milioni che entrano nelle tasche del contribuente per uscirne subito dopo in forma di tasse. Come sempre dal lucidissimo capo di stato americano, Tutto si risolve in un compromesso all'italiana, un pastrocchio che vorrebbe salvare le capre dei produttori di automobili coi cavoli dei fanatici “ambientalisti”; i quali, toh, hanno scoperto che non va bene neppure l'hard electric: tutti quei metalli rari, quelle batterie che non si sa come smaltire, quelle reti di ricarica che poi sempre alle energie tradizionali risalgono. Via, via, si vieti anche l'auto elettrica. C'è sempre un ambientalista più demente che ti manda ai pazzi. Ma ieri a una trasmissione due esponenti di sinistra dicevano: beh? Che sarà mai? Qui bisogna salvare il pianeta, se i poveri non possono permettersi la transizione ambientale, che si arrangino. Ma l'Apocalisse non esiste, sta solo nella stupidità o nella disonestà di chi la annuncia.

Avanti con l'auto senza carburante, però vi blocco una miniera di rame, nickel e cobalto in California, ragiona Biden. In Cina non hanno di questi problemi. Tutto questo casino immane, che già oggi costa al contribuente dai sei ai sette trilioni di euro l'anno, nasce e cresce sull'erba avvelenata della frode. Ma non basta mai e adesso che fanno? Sfregiano la Gioconda perché l'auto elettrica è la nuova morte, la peste del duemilaventitrè? Torniamo ai cavalli, ai carretti? Stando così le cose, per salvare il pianeta e chi ci sta dentro l'unica soluzione è sterminarci tutti e lasciare che il pianeta cresca su se stesso come ai tempi dei dinosauri. E forse non sarebbe una cattiva soluzione. Definitiva, se non altro. L'energia completamente amorfa, che non lascia conseguenze, che non libera scorie, non esiste, c'è l'atomo che è la più pulita, la più sicura e quella con meno rifiuti, ma un referendum demente decise dopo Chernobyl che no, il nucleare era di destra (sic!), alla larga, si fa a meno, c'è il sole che ride. Da allora, le bollette carnivore.

Non fa niente, abbiamo rinunciato a produrre – non a consumare – energia atomica, abbiamo rinunciato alla ricerca applicata, stiamo rinunciando alla macchina-macchina e non ci serviranno né la macchina-tostapane né le carrozze di Sherlock Holmes o la Biga romana. L'unica speranza siamo noi, le formichine del mondo il cui stentato buon senso alla fine fa giustizia dei dotti deliri di chi pretende di pensare al posto nostro. Che si imponga la realtà caotica, come sempre, all'eccesso di fanatismo dirigista. Intanto, ci proviamo mantenendo viva la grande tradizione automobilistica, il motorismo storico che, invece di distruggere il mondo, lo ha cambiato.

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