martedì 1 ottobre 2019

TORINO CHIUDE LA CIRCOLAZIONE ALLE AUTO D'EPOCA, PROTESTE

Carissimi,
siamo a dare conto di una notizia non felice, conferma di un atteggiamento persecutorio verso le auto storiche da parte delle istituzioni; si potrebbe anche definire l'ennesima perla di matrice grillina. Sta di fatto che, come si legge in un pezzo del “Giornale”, di cui riportiamo i passaggi salienti, da oggi, “1° ottobre 2019, su 23 comuni della Città metropolitana di Torino è proibita la circolazione a qualunque automobile con omologazione inferiore all’Euro 1 dalle 0.00 alle 24.00 di tutti i giorni, festivi compresi. Già ulteriormente vessati da una serie di normative nazionali volute dal Governo Renzi, questo è l’ennesimo Decreto che suona alla stregua di una presa in giro. Infatti gli attuali possessori di veicoli Euro 0 residenti nella città metropolitana pagheranno la tassa regionale di possesso di un veicolo che NON potranno utilizzare. Pagheranno per il solo motivo di possederlo. L’unica speranza, che l’autovettura abbia compiuto più di 30 anni: in quel caso la tassa regionale sarà forfettaria e riguardante la sola circolazione. Vietata, a questo punto. La città che per anni è stata la capitale italiana e non solo dell’auto dimentica la sua storia, il suo passato, con un colpo di spugna che ha dell’incredibile. Surreale se ricordiamo come l’Automotoclub Storico Italiano e la Fédération International des Véhicules Anciens, le istituzioni più importanti nell’ambiente dell’automobilismo storico internazionale, abbiano da sempre sede a Torino. Senza dimenticare il Museo Nazionale dell’Automobile di Torino, intitolato a Giovanni Agnelli, tra i più importanti e antichi del mondo. La città che per antonomasia in Italia deve più di ogni altra alle quattro ruote, le rinnega e con loro la sua Storia. A essere incluse nel divieto, non si tratta di una parte delle (inquinanti) vetture Euro 0 ma di tutte, anche quelle regolarmente iscritte in Registri Storici e relativi Club federati. Mezzi non comuni, la cui vista in passato ha entusiasmato ragazzi di ogni età, i quali creavano sogni dopo aver sentito il rumore di un sei cilindri Fiat o rimasti folgorati da una linea disegnata da Pininfarina”.
Siamo, come si vede, al boicottaggio aperto, condito da un retrogusto beffardo al limite dell'offensivo. Provvedimenti puerili, del tutto inutili, volti a penalizzare la cultura storico-motoristica per puro spirito di ignoranza e di rappresaglia: evidentemente, il “gretinismo” imperante scatena i suoi danni a largo spettro, arrivando a proibire perfino l'esposizione di autentici capolavori della tecnica e del design del Novecento italiano, e non solo. Resta solo da sperare che la demenziale manovra non venga adottata anche da altri centri: sarà necessario, pertanto, unirsi nella protesta, in modo da arginare, fino a quando sarà possibile, un sentimento arrogante e provocatorio da parte di certe istituzioni imbevute nel pregiudizio e in quel politicamente corretto che di corretto non ha niente, che si risolve in una progressiva sparizione delle nostre libertà fondamentali. Va ancora aggiunto che, di fronte alle numerose proteste, da Torino si ventila la possibilità di una qualche deroga, peraltro ancora tutta da verificare. Al riguardo, il presidente ASI, Alberto Scuro, si è espresso nei seguenti termini: "Il motorismo storico è patrimonio nazionale e industria sociale, perché valorizza la storia del Paese e perché crea un indotto economico che comprende le attività produttive e tantissime iniziative solidali. Dopo i monumenti, il paesaggio, l’enogastronomia, il calcio e la moda, il motorismo storico è ciò che più muove l’interesse di italiani e stranieri. Confido in un dialogo serio aperto e produttivo che possa continuare sia a livello romano che delle singole regioni. Il nostro impegno e massimo e spero di poterlo comunicare presto anche al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio con cui confido si possa continuare il dialogo costruttivo avviato".
Il CAMPE

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