Un Decennale così ce lo
ricorderemo. Perché la magia di Moda e Motori si è replicata
ancora, ma anche perché mai come in questa edizione si sono
presentati tali e tanti imprevisti, probabilità e accidenti da
mettere a repentaglio la regina delle nostre kermesse, fino
all'ultimo. Il tempo, il meteo, che per nove volte ci aveva premiato
regalandoci serate ora vivibili, ora torride, ma sempre e comunque
benevole, questa volta ha infierito con nuvoloni carichi di pioggia,
minacciose raffiche di vento, cielo imbronciato che pareva volerci
proprio sfrattare dal giardino di Bambinopoli, dove da due anni
abbiamo traslocato: più arioso, più elegante, senza dubbio,
rispetto alla vecchia Arena Europa, ma anche meno schermato, più
esposto ai capricci del clima, e ce ne siamo accorti (naturalmente,
la mattina dopo, domenica, un sole radioso accompagnava la carovana
alla scoperta di Campofilone, per poi ridiscende al mare dove la
tradizionale due giorni si è chiusa all'insegna di un ottimo pranzo
di pesce).
E' stato, in particolare,
un autentico dispiacere dover rinunciare all'ultimo momento al
maxischermo, decisamente sconsigliato dai tecnici per il potenziale
pericolo al quale avremmo esposto il pubblico. Una disdetta, proprio
così, perché avevamo preparato un nuovo filmato riassuntivo del
Novecento, che riassumeva eventi, aneddoti, momenti decisivi in una
sola volta, rispetto alle clip da mandare in apertura di ogni decade.
Inoltre, c'era il Museo interattivo, con una selezione di opere da
proiettare in contemporanea alle vetture in esibibizione: sarà per
l'anno prossimo.
E già il dietro le
quinte si era svolto all'insegna della solita instabilità, con i
mille problemi come sempre improvvisi, e improvvisamente da
risolvere, con le soluzioni alternative, con i cambi di scaletta fino
a un'ora prima di andare in scena, conseguenza di alcune disdette e
di altre nuove entrate in extremis. Infine, la paura che il tempo
sconsigliasse il pubblico: già partivano le prime interviste
dell'emittente Tvrs, in apertura di spettacolo, ma le seggiole vuote
erano ancora tante, troppe, e tutti noi, chi dalla regia, chi dal
palco, chi dalle auto pronte, le guardavamo con apprensione
crescente. Ma poi è comparsa la prima Damigella, la SPA del 1913, e
tutto è cambiato: da quel momento, il pubblico non ha fatto che
crescere, e a un certo punto una corona di gente in piedi circondava
lo spazio attrezzato: probabilmente un migliaio di persone, e,
quest'anno, senza il traino e insieme la concorrenza della "Notte
Rosa": era tutto pubblico nostro, quello, e, alla fine, non si è
mai dimostrato tanto numeroso ed entusiasta.
Perché gli applausi non
sono mai mancati. Perché, una volta partiti, tutto è filato liscio
sia pure senza video. Perché le auto in passerella sono state
davvero fantastiche, tutte, le modelle tutte all'altezza e i loro
vestiti mai così raffinati e radiosi, gli intermezzi di danza
leggiadri e appassionanti. Perché, sopra ogni cosa, l'atmosfera era
giusta, e ha contagiato gli spettatori non meno dei protagonisti.
Così, siamo qui a parlare di un successo mai così complicato, mai
così completo. E, crediamo, meritato: quando il conduttore, Massimo
Del Papa, ha chiesto alla gente se fosse contenta, se si stesse
divertendo, la gente ha risposto con un applauso lungo, uno scroscio
che era una cascata di simpatia e di affetto. Allora abbiamo capito
che questo Decennale ce lo saremmo ricordato. Dagli anni Dieci con le
ruote dai cerchioni in legno, all'ultima Mercedes che annunciava il
benessere invidiato e contrastato degli anni Settanta, dal "Musone"
della ricostruzione industriale al "Cinquino" che
popolarizzava davvero la mobilità urbana, dalle Lancia Lambda alle
Buik, le Ford, i Duetto, gli "ossi di seppia" e le Jaguar
di Diabolik, in uno scorrere di nostalgie sonore, di memorie che
tornavano per un attimo negli occhi. Questo è stato, una volta
ancora, Moda e Motori, spettacolo non fine a se stesso ma concepito,
studiato proprio per chi lo guarda, impostato sul Novecento "breve"
che però torna, reclama la primogenitura, torna vivo: ci dissero,
allora, che saremmo andati presto sulla luna con le navicelle al
posto delle automobili. Ma le automobili sono ancora qua, sempre più
simili a navicelle ma ancora saldamente collegate al terreno: e
invece dello spazio, ci danno una realtà virtuale che non può
sostituire un momento di realtà reale che sale da ieri. C'era,
nell'esibizione ferma del pomeriggio lungo il viale della Vittoria,
c'era un vecchio, arrancava col bastone tra tutte quelle vetture e
pareva non accorgersi; poi qualcosa ha attirato la sua attenzione, lo
sguardo si è fatto attento, sempre più concentrato, infine sperduto
in un orizzonte che non esisteva più: il vecchio guardava il suo
tempo, un passato in cui, forse, era stato felice, mentre intorno a
lui sfilava questo o quel veicolo di allora. Così è Moda e Motori,
così è stato il "nostro" decennale.
Il CAMPE
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