C'è un filo rosso che
lega alimenti sintetici e auto elettriche. È, fuori da facili
complottismi, il processo di refinizione occidentale volto a fare
tabula rasa di ogni lascito culturale, qualcuno lo chiama Agenda
2030, altri transizione verde: di bile senz'altro. Ma vediamo le cose
per come stanno, per come si possono legare tra loro.
Questo vostro e nostro
club è orgoglioso di organizzare da quindici anni a Porto San
Giorgio una manifestazione storica dedicata ai veicoli d'epoca, “Moda
e Motori d'altri tempi”, kermesse che, come sapete, mette insieme
la grande tecnica automobilistica, il design tutto italiano e l'alta
sartoria nel corso del Ventesimo secolo: un mondo che ad ogni
edizione sembra più distante, più perduto eppure, proprio per
questo, riscuote un gradimento sempre più convinto dal pubblico.
L'effetto amarcord, certamente, la nostalgia canaglia di epoche in
cui vivere era più bello, quanto meno ad un livello sociale: veder
sfilare certe carrozzerie, lungo i cent'anni di lascito motoristico,
è impagabile e se da quelle vetture scendono indossatrici agghindate
in capi d'alta moda e acconciature che da sole illustrano un periodo
– la “maschietta dei Venti ruggenti, la hippy dei confusi
Sessanta – la sensazione è totale, la magia è completa. Bene,
tutto questo è in via di archiviazione semplicemente perché una
pletora di burocrati a Bruxelles ha deciso che puzza troppo di
antico, di reazionario, di non sostenibile, qualsiasi cosa voglia
significare. La grancassa è martellante: l'auto elettrica, ci vuole
l'elettrica, comandata “da remoto” in un'orgia di elettronica,
non più macchina ma giocattolo costosissimo, alla portata di pochi,
che però tiene, lei, in pugno il giocatore. L'abitacolo di queste
nuove creature ricorda sempre più quello degli aerei di lusso, sono
computer che si spostano su quattro ruote in un fruscio di silenzio:
niente più il canto del motore che, da solo, configurava un modello,
senti, senti quant'è incazzata, quella è senz'altro una Giulia:
potevamo azzeccarci senza neppure affacciarci alla finestra. Bello,
avveneristico, ma anche avventuristico: a San Benedetto del Tronto,
che da Porto San Giorgio dista 20 chilometri, hanno dismesso le
colonnine di ricarica: nel 2022 hanno venduto solo 40 di questi
auto-plani che non servono a salvare il pianeta ma a distinguersi
nella cerchia del borgo.
Di colpo, la grande
motoristica da prodigio, testimonianza di un secolo che ha cercato di
estinguersi senza mai riuscirci, diventa da mirabile a criminale. “Il
motore del Duemila sarà bello e lucente”, cantava Lucio Dalla: si
era sbagliato, il motore del Duemila è in fase terminale. Allo
stesso tempo, ci è toccato leggere che la moda, con le sue creazioni
e le sue sfilate, va abolita in quanto, anche quella, “non
sostenibile”. Di ogni “come eravamo” è prevista la spietata
rimozione senza vestigia di sorta.
Nella gastronomia non è
diverso. È di pochi giorni fa l'annuale classifica che pone l'Italia
in cima al mondo quanto ad arte culinaria: la sua cucina proletaria,
mediterranea seppe escogitare da quei piatti umili soluzioni sempre
più ricercate senza rinunciare alla tradizione, se mai innovandola
dall'interno. De profundis anche per la grande cucina tricolore: la
UE s'è indispettita, la baronessa Ursula dove c'è primato italiano
perde subito le staffe; Bruxelles lancia le blatte, la farina di
grilli, il ragù ai vermi, le larve “che sono così gustose, così
nutrienti” come sempre più servi sciocchi si affannano a mentire,
chi per prostituzione chi per emulazione. Nello spettacolo dedicato
alle auto storiche, non a caso, si è sempre avuto cura di svelare ai
partecipanti i luoghi della cucina tradizionale locale –
marchigiana, nel caso specifico - con clamorosa soddisfazione
generale. Anche questo, a quanto pare, deve finire; un signore di
nome Bill Gates ha investito nel business della carne sintetica (che,
a detta di chi l'ha provata, sa di moquette e comporta, secondo i
nutrizionisti onesti, preoccupanti incognite di carattere sanitario).
E la solita baronessa gli ha promesso, a spese nostre, 25 miliardi di
euro di qui al 2030. Ancora una volta un dottor Stranamore si mette
in testa di dirottare l'umanità e le istituzioni lo assecondano
nella presunzione di essere le uniche a decidere il bene
dell'umanità. Occorre tener duro, perché chi si ostina a non
cascarci avrà il mondo contro. Noi, appassionati di quelle
carrozzerie, di quel rombo che riporta epoche vissute o solo sognate,
non possiamo arrenderci. Per quel che ci riguarda, le prossime
edizioni di “Moda e Motori” non potranno che avere il senso di
una resistenza umana, a tutti i livelli.